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“ELEMENTUM JG è un libro nel libro nel libro. Al tempo stesso, una sceneggiatura e un film immaginato e, forse, abortito. Immaginatevi un ispettore ultraottantenne…Un anziano che combatte, lui, tolto di peso dalla sua tranquillizzante pensione e sbattuto per una labirintica città che è un po’ il mondo di metropolis, un po’ Lovecraft, un po’ Kafka e Pirandello. Anzi, diciamo che lo stesso romanzo è una babele di stili, parafrasa sempre qualcos’altro. Allude, rimanda. Forse la stessa Realtà e lo stesso Autore sono parafrasi di qualcos’altro. Insomma, le cose appaiono complicate e affascinanti e…spiazzanti, tanto che alla fine, la storia di questo poliziotto poteva anche essere un giallo neanche tanto originale. Quindi l’autore ha agito innanzitutto sulla struttura portante, e il personaggio, Stefano Lucenzi, e la sua conseguente storia, non hanno più un percorso lineare. Anzi, diciamo che i fatti che lo riguardano appaiono continuamente destrutturati nel tempo e nello spazio. E’ un viaggio. Non si sa se di andata o ritorno. Ma certamente un viaggio. Il primo Libro ce lo mostra appunto ultraottantenne, davanti alla tomba di un collega che potrebbe anche essere la sua. E qual’è l’indagine a cui è chiamato? Forse addirittura ricercare e perseguire il Male nel mondo o il Male del mondo. Forse per una tale impresa bisogna essere eletti e dannati al tempo stesso. Dannati soprattutto all’oblio. Scroprirà nel frattempo che lui potrebbe anche essere un altro, e così tutti i soggetti e le cose del mondo su cui indaga. Ma anche la stessa struttura del romanzo procede come una terra di riporto i cui detriti franano continuamente. Nel prologo, due individui anonimi, appassionati bibliofili (di cui uno malato terminale), scoprono “Elementum JG” in biblioteca. Il libro non ha autore. Leggono dell’ispettore Stefano Lucenzi dove l’identità e l’autorità dello stesso vengono sempre messe in discussione. I due appassionati bibliofili notano comunque nel testo un’infinità di errori grammaticali e di battitura, quasi la materializzazione del cancro che sta uccidendo uno dei due. A Lucenzi, mentre nel libro procedono la sua storia e le sue indagini, viene fatto notare che ci si trova sempre davanti a scadenti sceneggiature. Non a caso, nel romanzo il Nemico è sempre identificato con la sigla JG, Jhonny Gongo, un nome tragicamente e banalmente fumettistico. Associato poi, meno banalmente, a inquietanti fenomeni cosmici. Riappaiono poi i due bibliofili che, quasi presi da una sorta di infantile nostalgia, vanno a vedere un film di fantascienza in uno di quei cinemini di periferia, uno di quei film anni 60 dalla trama improbabile. Ed ecco che, il secondo Libro, “Sangue dallo Spazio Profondo”, segue la traccia di uno di quei film. Anche qui, l’ispettore Lucenzi, stavolta molto più giovane, ne è il protagonista, inseguendo i casi occorsi probabilmente al suo trisnonno: Un complotto che evidentemente minaccia il mondo da secoli. Nel terzo Libro, che dà il titolo all’intero romanzo, “Elementum JG”, c’è la dissoluzione totale dell’ io narrante, e anche della terza persona narrante. Lucenzi, è sempre il “protagonista” con le sue indagini. Ma, si potrebbe dire, beffardamente, che ora è Uno e Trino. E’ forse un ispettore di polizia contemporaneamente ad un ingegnere nucleare, che, con un suo folle esperimento, ha fatto entrare il mondo in una specie di Buco Nero, e al tempo stesso, un’anima che, dopo un viaggio all’Inferno (che è forse la Terra) si affrancheraà dal mondo, liberandosi, finalmente, del Grande Nemico, creatore di questo labirinto. Un Viaggio, quindi? Un tentativo di riscatto dell’Essere Umano di venire a capo di una sceneggiatura fallata? Forse questo è un canovaccio, con tutti i suoi difetti. Non nascosti, ma ostentati. Affinchè si arrivi a capire, oggi più che mai, che lo scrittore non è un premio di gala, ma una croce per sè e per gli altri. Il titolo è “Elementum JG”.

gianni rodari

"Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo”

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