Spettri della Russia – Genealogia della russofobia e la questione ucraina – Roberto Valle

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Dopo il 2014, con l’inizio del conflitto tra la Russia e l’Ucraina, rusofobija è tornato a essere un termine-chiave del lessico politico russo, quale ideologia integrale, che, con diverse genealogie, ha caratterizzato l’intricata vicenda dell’autocoscienza d’Europa nel corso di due secoli. Il termine rusofobija è stato coniato nel XIX secolo dal poeta e diplomatico russo Fèdor Tjutcev: è necessario, perciò, intraprendere un cammino à rebours in un'”epoca mitomane” che con la sua imagerie culturelle e politica ha fatto emergere, attraverso uno specchio deformante grottesco e caricaturale, miraggi e spettri della Russia che continuano ad aggirarsi per l’Europa del XX secolo. Nel corso del XIX secolo l’autocoscienza europea ( Custine, Donos Cortès, Urqhart, Marx, Mazzini) ha raffigurato la Russia come il nemico principale, l’unica minaccia per l’Europa: l’immagine della Russia era ridotta a fobico stereotipo. La russofobia è un’idea passione, con un fondamento psico-ideologico e istoriofisico, che coniuga tra loro un sentimento di negazione atterrita della Russia e la riflessione sul senso escatologico della storia europea. Tra il XIX e il XXI secolo, l’ucrainafilia è stata stigmatizzata dall’èlite culturale e politica russa sia come uno scisma della nazione e una variante fratricida della russofobia, sia come invenzione dell’Occidente che intende trasformare l’Ucraina in un avamposto dell’Anti-Russia globale al fine di smembrare arbitrariamente lo spazio geostorico geopolitico russo.

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